C’è stato un tempo – XVII/ XVIII secolo – in cui si affermò il Grand Tour, il grande viaggio, sollecitato dal desiderio di conoscere l’Europa, e particolarmente l’Italia, con il patrimonio culturale e artistico che in essa è racchiuso: artisti, scrittori, poeti (pensiamo a Goethe, a Byron, a Mary Shelley, a Stendhal) intrapresero il celebre Grand Tour lasciandone testimonianze letterarie pregevoli. Fu una vera e propria moda e un’esperienza imprescindibile, quasi obbligatoria, specialmente per i giovani di buona famiglia, più o meno all’età di 21 anni: svolgeva la funzione di rito di passaggio dalla giovinezza al mondo adulto. Accompagnati da un tutor, i futuri governanti, artisti o scrittori andavano alla scoperta della cultura del loro continente, attraversole opere d’arte dei secoli passati, i reperti dell’antichità o entrando incontatto con grandi uomini di scienza.
Durante il viaggio – un “giro” particolarmente lungo e ampio, senza soluzione di continuità esenza limiti di tempo – il giovane aveva modo di conoscere la vita al di fuori della sua corte, imparare nuove lingue, commissionare ritratti o acquistare opere d’arte. Il percorso era ben definito dalle esperienze dei precedenti viaggiatori: non era consigliabile uscire da questi tragitti, per via dei rischi spesso legati ad atti di brigantaggio. Fu quello infatti un momento in cui, nella storia della mentalità collettiva, il viaggio acquistò valore per le sue intrinseche proprietà. Si propose esso stesso come unico e solo fine, in nome di una curiosità divenuta più audace, in nome del sapere e della conoscenza da unlato e del piacere dell’evasione, del puro divertimento dall’altro. Questa idea innovativa cominciò a diffondersi in Europa sul finiredel XVI secolo per diventare moda nei secoli successivi: l’Italia fu la meta prediletta e irrinunciabile dei viaggiatori. D’altra parte il viaggio in Italia ha radici lontanissime.
Dal Medioevo, epoca cui l’itinerare fu estremamente congeniale, le strade d’Italia sono state battute da tanti pellegrini, poi da mercanti, da artisti, predicatori, studiosi, oltre che da banditi, nullafacenti e avventurieri. Il viaggio a Roma, in particolare, anche quando vennero meno i dominanti caratteri penitenziali, restò una tappa fondamentale nella vita di molti, nuovi viaggiatori, divenendo occasione mondana e, appunto, nel corso del XV secolo, viaggio laico ed erudito. Non più l’Italia degli itinerari medievali, certo, ma l’Italia delle cento città – Roma, Firenze, Venezia, Milano,Bologna, Napoli, Catania…– la cui fitta trama urbana diventa la meta prediletta diun nuovo pellegrinaggio, nei secoli XVII e XVIII, decisamente ‘modaiolo’, fonte di una letteratura ragguardevole, primo vistoso elemento per riflettere su un fenomeno che ebbe le proporzioni diuna vera e propria moda.
Ai giorni nostri, in questo mondo globalizzato e facilitato da tour operator, voli low cost, soggiorni Erasmus e treni veloci, le mete da raggiungere si sono moltiplicate ma l’Europa e l’Italia restano sempre ai primi posti della classifica delle mete predilette e speriamo che, virus permettendo, i viaggiatori riscoprano il desiderio (per noi salvifico dal punto di vista economico) di scoprire il Bel Paese e le perle preziose, uniche e inimitabili, che lo costellano.