Ebook Danese – Unità e pluralità. Mounier e il ritorno alla persona

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Descrizione

Attilio Danese, Unità e pluralità. Mounier e il ritorno alla persona, Prefazione di Paul Ricoeur, Città Nuova, Roma 1984, Prix Mounier 1985

 

 

L’autore, “Premio Internazionale Mounier” (Parigi 1985), focalizza il pensiero di Mounier, uno dei padri europei del personalismo, sulla tensione dinamica tra unità e pluralità, sul confronto con l’esistenzialismo, sulla dialettica delle relazioni interpersonali tra vita privata e pubblica, comunità e società. “Il carattere indefinibile della persona suscita tutto il “lavoro di pensiero” che è la forza del libro – ha scritto nella Prefazione P. Ricoeur -… se parlo di “lavoro di pensiero” è per lodare l’autore di non essersi arreso di fronte all’ineffabile: ha piuttosto riconosciuto nel carattere ineffabile della persona un invito a “pensare più”, invece che rifugiarsi nel silenzio o nel mistero. Ma è al di là che l’opera si rivela originale. Vorrei sottolineare i tre contributi che l’autore dà a una rinnovata filosofia della persona. Per primo egli dimostra in qual modo l’ispirazione cristiana rimane distinta dal movimento attraverso il quale la persona emerge dall’anonimato, senza restare tuttavia estranea a questo movimento. In seguito mette in luce in modo decisivo la natura della dialettica, così da articolare in maniera intelligibile un discorso sulla persona che sia coerente senza essere sistematico. Infine, egli ha percepito la struttura dialogica che presiede ai rapporti tra l’uno e il molteplice. Il nostro autore la riscopre dapprima a livello teologico nella dottrina trinitaria… la stessa dialettica dell’uno e del molteplice si ripete analogicamente a livello antropologico e a livello sociologico. Dopo aver letto l’opera ci si convince che una lunga carriera resta aperta alla filosofia della persona”.

 

INDICE

PREFACE par Paul Ricoeur 1

PREMESSA 17

CAPITOLO I – Persona e personalismo

1 . Il personalismo davanti a noi

2. Spiritualismo e personalismo

3. Ritorno alla persona 28

4. Il personalismo: una filosofia oltre la filosofia 31

 

5. Indefinibilità della persona 41

6. Indicazioni sulla persona . . . . . 45

CAPITOLO Il – La persona e l’essere. Oltre l’esistenzialismo

I. Persona ed esistenza 55

2. Persona e corporeità 64

3. Il lavoro e la tecnica 71

4. Persona e trans-ascendenza 79

5. L’esperienza del Nulla che rivela l’Esse 83

CAPITOLO 111 – Dialettica della relazione interpersonale

I. Lo scacco della comunicazione nella cultura

contemporanea

2. Interazione e persona 93

3. lo, Tu, Noi . . . . .

4. Persona e amore. » 113

CAPITOLO IV – Unità e pluralità . . . . . 123

I. Unità e spirito . . . . . 123

2. L’uno molteplice . . . . . . 131

3. Ispirazione trinitaria e riflessi socio-politici 136

4. Dialettica e conflitto sociale . . . . 141

5. Dialettica della pluralità 148

CAPITOLO V – Società e comunità 157

1 . Personalizzazione e società 157

2. Pluricentralità dell’universo sociale

3. Tensioni comunitarie nel sociale . . .

4. Forme di socialità . . . . . . 181

4. 1. L’anonimato . . . . . . 182

4.2. Le società conformiste 186

4.3. Le società vitali . . . . . . 188

4.4. Le società razionali . . . . . 190

5. L’utopia comunitaria . . . . . . 195

CAPITOLO VI – Vita privata, sociale e politico

1 . Pluralità degli ambienti della convivenza

2. Sociale e vita privata 208

3. Sociale e politico 215

3. 1. Alienazione e politica

3.2. Alienazione politica e questione femminile 223

4. L’ambito politico . . . . . 230

APPENDICE – Mounier e le origini di “Esprit”

1.. Rifiuto del sistema e progettazione della rivista

2. Filoni culturali e riviste

3. L’esigenza di una nuova rivista

4. 1 fondatori

5. Orientamenti e tensioni ideologiche

6. La prima circolare

7. Il “Prospectus” del 1932

8. Verso il primo numero

 

 

PREFAZIONE di Paul Ricoeur

“E’ con grande piacere che raccomando, con questa prefazione, il saggio che Attilio Danese ha dedicato al personalismo e alla nozione di persona nel pensiero di Emmanuel Mounier. E’ un’esperienza preziosa, per un lettore come me, non solo riconoscervi l’opera di Mounier così come io stesso l’ho capita e fatta mia, ma scoprirvi risorse inesplorate suscettibili di ulteriori sviluppi creativi. Prima di parlare di ciò che mi ha colpito di più in questo libro, vorrei sottolineare due punti che prendono in considerazione alcune recenti polemiche. Il primo concerne ciò che viene detto, in appendice, riguardo alle motivazioni spirituali, culturali e politiche che hanno portato Mounier e i suoi amici a fondare la Rivista e il Movimento“Esprit”. L’autore ha saputo cogliere con giusta misura il tumulto d’idee quando – negli anni trenta – si trovavano mescolate delle concezioni e delle velleità d’impegno che più tardi si sono rivelate come fasciste, pro-naziste, staliniane, o semplicemente conservatrici. La descrizione di questo periodo ricco e turbolento confuta le accuse, riportate qui e là, di cattive compagnie frequentate da Mounier e dai suoi amici.

Queste insinuazioni sono basate sull’idea semplicistica che i futurifascisti erano in qualche modo fascisti per essenza, e che lo erano già quando i dibattiti erano ancora vivaci e non definiti. E’ sempre rischioso giudicare retrospettivamente degli uomini, delle idee e dei movimenti alla luce di scelte ulteriori e imprevedibili all’epoca presa in esame. Secondo punto: fin dal primo capitolo il nostro amico si impegna a liberare la problematica della persona dalla configurazione storica del personalismo, in un’epoca in cui i riferimenti d’obbligo erano quelli dell’esistenzialismo e del

marxismo. Il personalismo può essere passato di moda, ma la problematica della persona gli sopravvive. E se il personalismo ha potuto pregiarsi di essere una filosofia aperta, definita solamente a grandi linee da attitudini di rifiuto importanti: – quello di uno spiritualismo disincarnato, quello di un individualismo dimentico dei rapporti con gli altri, o quello di un anarchismo etico ribelle a qualsiasi riferimento ad una gerarchia di valori, – è perché la persona stessa sfugge alla disciplina delle definizioni

usuali. E allora il carattere indefinibile della persona che suscita tutto il lavoro di pensiero che fa la forza del libro. È quest’ultima notazione che mi conduce all’essenziale: se parlo di lavoro di pensiero è per lodare l’autore di non essersi arreso di fronte all’ineffabile: ha piuttosto riconosciuto nel carattere indefinibile della persona un invito a pensare di più, invece che rifugiarsi nel silenzio o nel mistero. “Pensare di più” è elaborare le molteplici dialettiche che sottostanno al dinamismo creativo della persona. Alcune di queste dialettiche sono ben note: tensione tra il movimento d’incarnazione e quello di trascendenza, tra il raccoglimento nella solitudine e la cura di altri, tra la ricapitolazione in un progetto creativo e la frammentazione nelle varie oggettivazioni, tra l’impegno “orizzontale” e l’aspirazione “verticale”, ecc. Questo censimento delle dialettiche della persona costituisce per l’autore solo un primo approccio. E’ al di là che l’opera si rivela originale. Vorrei sottolineare i tre contributi che il nostro autore dà ad una rinnovata

filosofia della persona. Per primo, l’autore dimostra in qual modo l’ispirazione cristiana rimane distinta dal movimento attraverso il quale la persona emerge dall’anonimato, senza restare tuttavia estranea a questo movimento. Questo rapporto paradossale tra il momento teologico ed il momento antropologico è il risultato dell’unione tra i due ruoli che esercita il cristianesimo nei confronti del processo di personalizzazione: da una parte, il ruolo critico verso ogni pretesa del soggetto umano di porsi come origine, come principio o come fondamento; dall’altra il ruolo dinamico nei confronti del movimento dell’emergere stesso, chiamato a rispondere ad un’energia di incitamento e comunicazione venuta da più lontano della persona. In seguito, l’autore ha messo in luce in modo decisivo la natura delle dialettiche sopra menzionate così da articolare in maniera intelligibile un discorso sulla persona che sia coerente senza essere sistematico. Queste dialettiche infatti obbediscono ad una logica relazionale che fa loro evitare i due rischi del laceramento e della confusione. Una filosofia della persona è così invitata a diffidare tanto delle sintesi labili, degli eclettismi e dei compromessi, quanto delle tensioni spinte fino ad una visione agonistica che farebbe solo generare un’anarchia discorsiva. A questo riguardo, l’autore cita dei mirabili testi di Mounier, nei quali questi sostiene tale logica dialettica esattamente appropriata ai giochi della negazione e della relazione nel dinamismo personalizzante. Infine, e soprattutto — e questo terzo punto mette in luce retrospettivamente il secondo, come il secondo mette in luce il primo — l’autore ha percepito, al di là di questo regime relazionale, la struttura dialogica che presiede, a tutti i livelli cui il pensiero può giungere, ai rapporti tra l’uno e il molteplice. Il capitolo IV mi sembra costituire, a questo riguardo, il cuore del libro. Vi è dimostrato che è la stessa struttura dialogica, la stessa energia comunicativa che si lascia percepire ai vari livelli. Il nostro autore la riscopre da prima a livello teologico nella dottrina trinitaria, secondo la quale il cristianesimo si distingue da un monoteismo semplice discernendo in Dio stesso un aspetto societario, cioè nello stesso tempo una kenosi nella seconda persona ed una ricapitolazione d’amore nella terza persona; la stessa dialettica dell’uno e del molteplice si ripete analogicamente a livello antropologico, nel quale la persona sembrerebbe costituita dal duplice sforzo di sfuggire alla frammentazione individualista ed alla fusione totalitaria; una ripresa analogica della logica trinitaria si delinea attraverso una relazione ritmata dalla posizione di responsabilità, l’annullarsi di fronte all’alterità dell’altro e la ricerca d’una comunità che sia una persona di persone; è lo stesso ritmo dialettico che si lascia intravedere a livello sociologico, nella misura in cui l’impegno politico, attraverso le lotte sociali, sembra essere la ricerca di un equilibrio mai raggiunto tra la rivendicazione della vita privata, i conflitti inevitabili nella costruzione di una società più giusta, e l’utopia comunitaria, analogo lontano dello Spirito Santo nell’economia del Dio uno e trino. Come ho suggerito sopra, questo terzo tema contiene la ragione nascosta dei due precedenti. Si comprende dapprima che una meditazione sulle dialettiche della persona possa sfuggire all’alternativa tra il laceramento e la confusione, dal momento che le dialettiche della persona sono viste alla luce della struttura dialogica che presiede tutte le forme di rapporto tra l’uno e il molteplice. Risalendo infine dal secondo tema al primo, alla luce del terzo, si comprende come il legame tra cristianesimo e politica abbia potuto farsi, in Mounier, evitando i due pericoli mortali della confusione dei generi e del divorzio culturale. E ad un rinnovamento decisivo del vecchio principio d’analogia che Mounier deve l’aver potuto congiungere, senza confusioni e senza rotture, l’ispirazione trinitaria e la riflessione politica. Dopo aver letto l’opera di Attilio Danese ci si convince che una lunga carriera resta aperta alla filosofia della persona.

 

PAUL RICOEUR

Parigi, settembre 1984

Traduzione italiana a cura di A. Airoldi.